Ricorda ancora il primo arresto, le umiliazioni, le violenze con la corrente elettrica, l’isolamento, la finta fucilazione. Ma per Gina Gatti, che dal 1973 al 1976 è stata arrestata tre volte e torturata dal regime di Pinochet in Cile e ora, dopo l’esilio, è cittadina italiana e vive a Modena, è soprattutto dalla sensazione di venire annullata come persona che si rischia di non guarire mai. Proprio la sua testimonianza, però, sarà al centro dell’incontro promosso dal gruppo di Modena di Amnesty international "Tortura: è possibile il recupero delle vittime?" in programma lunedì 10 dicembre, alle 20,45, alla sala C di Palazzo Europa, in via Emilia Ovest 101 a Modena.

Promosso con il patrocinio della Provincia di Modena, l’incontro conclude un anno di impegno dell’associazione nell’ambito della campagna "Non sopportiamo la tortura" che ha permesso di raccogliere a Modena un migliaio di firme per appelli relativi a una decina di casi internazionali di persone torturate o a rischio di tortura, ma anche di organizzare incontri in una decina di scuole e in alcuni gruppi parrocchiali e di diffondere materiale informativo in una trentina di occasioni pubbliche.

Oltre a Gina Gatti, partecipano alla conferenza Riccardo Noury, curatore del libro "Non sopportiamo la tortura", e l’avvocato Giusi D’Alconso, esperta del recupero e nell’assistenza a persone torturate.

"All’inizio del ventunesimo secolo - spiega Paolo Muratori, responsabile modenese di Amnesty - sono ancora migliaia gli uomini e le donne che continuano a subire questa terribile pratica. Sono 150 i paesi dove la polizia è responsabile di torture e maltrattamenti, in 50 vengono torturati i minori". La campagna di Amnesty International denuncia 14 casi simbolo di violazioni dei diritti umani compiute mediante atti di tortura avvenuti in Israele e Territori Occupati, Brasile, Egitto, Austria, India, Iran, Stati Uniti, Repubblica Democratica del Congo, Argentina, Laos, Kenya, Repubblica Popolare cinese, Sierra Leone.