Vacanze modenesi per 21 bambini provenienti dai campi profughi del Saharawi. I ragazzi sono ospitati, fino al prossimo 31 agosto, da famiglie di Modena, Carpi, Campogalliano, Formigine, Nonantola, Novi e Montese, Comuni gemellati con la popolazione del Saharawi.

L’iniziativa - organizzata da Kabara Lagdaf, associazione di solidarietà con il popolo Saharawi di Modena – prevede l’ospitalità di altri venti bambini in provincia di Bologna e di Reggio Emilia. Durante il soggiorno i piccoli profughi saranno sottoposti a visite sanitarie, parteciperanno ai centri estivi comunali e passeranno anche alcuni giorni al mare sulla riviera romagnola.

Tra le iniziative organizzate c’è la predisposizione di "Una valigia del rientro" ovvero una dotazione di vestiario da portare nel deserto per far fronte a tutte le necessità della famiglia.

"La loro presenza è un vero e proprio appello alla pace. Per quei territori del deserto, infatti, c’è il rischio di un ritorno alla guerra" spiega Stefania Contri, presidente di Kabara Lagdaf, associazione che fa parte del Comitato provinciale per i diritti umani, la cultura della pace e la cooperazione allo sviluppo. I ragazzi e gli accompagnatori verranno ricevuti la prossima settimana in Provincia.

Il 28 settembre, a Firenze, si apriranno i lavori della Conferenza delle città europee gemellate con la popolazione del Saharawi. All’iniziativa, che proseguirà fino al 30 settembre a Pisa, parteciperanno attivamente anche enti locali e associazioni di volontariato del modenese.

Sono ormai 25 anni che il popolo Saharawi vive in tendopoli nel deserto tra l’Algeria e il Marocco. Il piano di pace siglato nel 1991 tra il Marocco e il Polisario, che rappresenta il popolo Saharawi nei confronti dell’Onu, prevedeva lo svolgimento del referendum per l’autodeterminazione, ma la consultazione non mai stata effettuata.

Nel marzo del 1997 la Provincia di Modena ha firmato un patto di amicizia con la Provincia di El Aayun, della Repubblica araba democratica del Saharawi, con l’obiettivo di favorire la diffusione di una cultura di rispetto e pace fra i popoli, ma anche per promuovere interventi di aiuto e solidarietà, iniziative socio-sanitarie e culturali per migliorare le condizioni di vita di un popolo costretto all’esilio nel deserto.