«Il Piano commerciale provinciale di Modena è stato approvato nel luglio del 2006 e da allora nessuna osservazione, esposto o altra manifestazione di dissenso è stata inoltrata alla Provincia dalla società Esselunga o da associazioni del commercio, gruppi consiliari, associazioni o comitati di utenti». Lo ha affermato Maurizio Maletti, vice presidente Provincia e assessore alla Programmazione, rispondendo in Consiglio provinciale alla richiesta di chiarimenti formali sul “caso Esselunga” presentata nei giorni scorsi dal gruppo consiliare di Alleanza nazionale.

I consiglieri Cesare Falzoni e Luca Caselli, rilevato che «la Provincia ha specifiche competenze sull’insediamento di nuovi supermercati», infatti, avevano chiesto se corrispondessero «a verità i fatti esposti dal patron di Esselunga Bernardo Caprotti, a proposito delle asserite difficoltà incontrate a Modena per l’insediamento di punti vendita, come riportato dalla stampa».

Concludendo la propria risposta, Maletti ha anche sottolineato che «pur avendo competenze specifiche in materia, la Provincia non è mai chiamata in causa nelle polemiche di stampa né, mi si dice, nel libro di Caprotti».

Dante Mazzi (Forza Italia) ha rilevato che «La Provincia non poteva essere coinvolta perché gli episodi narrati sono precedenti all’attribuzione delle competenze. Sono stati però fissati paletti per il prossimo Piano e vedremo se saranno fatti valere “erga omnes” o solo per qualcuno».

Dichiarandosi insoddisfatto, Luca Caselli ha replicato che «il più bell’esposto è il libro di Caprotti che riporta fatti, come quello che dovunque Esselunga è forte nascono nuove Coop, sui quali la Provincia, anche se non è competente, e noi tutti dovremmo riflettere».

Il Piano commerciale venne adottato nel marzo del 2006 nell’ambito del percorso di ridefinizione del Ptcp, il Piano territoriale di coordinamento provinciale, per essere poi approvato definitivamente quattro mesi dopo sulla base di linee guida sintetizzabili in quattro punti: rafforzamento del policentrismo di rete; equilibrata presenza delle diverse tipologie di esercizi e di forme di vendita, adeguando l’offerta nei comparti merceologici più carenti; riqualificazione dei complessi esistenti e potenziamento delle strutture di attrazione, privilegiando gli interventi di ristrutturazione rispetto a nuovi insediamenti; attenzione alla sostenibilità ambientale.