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6 febbraio 2008

Il Piano faunistico venatorio

La Provincia ha approvato il documento che analizza il patrimonio faunistico del territorio modenese e la situazione della caccia. Individuate le specie da tutelare e le strategie per ridurre i danni arrecati all'agricoltura.

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Mercoledì 6 febbraio il Consiglio provinciale ha approvato il Piano faunistico venatorio. Hanno votato a favore la maggioranza di centrosinistra, AN e l'UDC, mentre Forza Italia si è astenuta. Il documento fotografa il patrimonio faunistico del nostro territorio, individua le specie da tutelare, illustra l’impatto dannoso sull'agricoltura della fauna selvatica e prevede soluzioni a riguardo, analizza infine la situazione della caccia.

"Con questo Piano – sottolinea Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente - garantiamo per i prossimi anni l’equilibrio tra le esigenze agricole, quelle venatorie e la tutela delle biodiversità a rischio estinzione. Il territorio modenese presenta una ricca varietà di habitat, dalle zone umide delle Valli mirandolesi al crinale appenninico, dove vivono diverse specie, anche di pregio, che devono essere salvaguardate. Ma la semplice tutela non basta. In questo Piano – continua Caldana - indichiamo anche tutta una serie di interventi di ricostruzione degli habitat naturali minacciati dagli insediamenti".

Sono quasi 300 le specie animali presenti in provincia di Modena, di cui 237 uccelli e 61 mammiferi.
Alcune specie sono tutelate dalla normativa europea, come il lupo, l’istrice, il ghiro, la cicogna bianca, il germano reale, il gufo di palude, l’aquila reale, il falco pellegrino, la moretta tabaccata e la pavoncella.
Un monitoraggio rilevante viene effettuato grazie agli 11 siti di censimento dedicati all’avifauna migratoria e alle specie tipiche delle zone umide, come la gallinella d’acqua, il frullino, il beccaccino, il piro piro e la casarca. Tra i siti le Valli di Mortizzuolo e S.Martino in Spino ospitano circa la metà della fauna migratoria del modenese.
Il Piano faunistico venatorio provinciale indica la necessità di salvaguardare maggiormente alcune specie di uccelli a rischio estinzione come la starna per la quale si prevede la sospensione della caccia. Anche per il fagiano e la lepre sono previste più razionali attività di gestione.
Continua anche il monitoraggio dell'aquila reale, del falco pellegrino e del lupo, che secondo una ricerca della Provincia è presente in modo stabile con tre nuclei familiari. Tra gli ungulati, il cinghiale con circa 2500 esemplari è ormai diffuso su tutto il territorio collinare e montano, i cervi contano circa 400 esemplari e per essi si prevede l'avvio di una campagna di monitoraggio ad hoc, i daini sono circa 800 mentre per i caprioli si ipotizza la presenza di 18-20 mila capi e per questa specie nel piano vengono stabiliti limiti massimi alla proliferazione.

Il Piano individua obiettivi e strategie da mettere in campo nei prossimi cinque anni per salvaguardare l’agricoltura, come nel caso dei piani di limitazione numerica di alcune specie e l’apertura di uno sportello per il coordinamento degli interventi sui danni.
Sotto particolare controllo per i danni all'agricoltura finiscono cinghiali, caprioli, gazze, cornacchie, storni e nutrie.
I danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica nel 2006 ammontano a circa 200 mila euro, con un trend in calo sugli ultimi anni ma in leggero aumento rispetto al 2005.
Occorre anche calcolare i 415mila euro erogati dalla Provincia per la prevenzione nel periodo dal 2000 al 2006, ad esempio con contributi per l’acquisto di protezioni elettriche o recinzioni.
Su scala provinciale, il cinghiale è responsabile del 22 per cento dei danni, seguito da corvidi e storni.
Nell’area nord le specie più dannose sono gli storni per i frutteti, e le nutrie che scavano pericolosamente negli argini dei fiumi e danneggiano melonaie, frumento, mais e barbabietole.
In collina i caprioli devastano i campi di erba medica e i prati (soprattutto a Savignano, Castelvetro e Fiorano), ma procurano danni anche daini e corvidi, fagiani e piccioni.
In montagna il nemico principale è il cinghiale con il 90% dei danni (soprattutto nella zona tra Zocca e Montese), seguito da caprioli e daini. L'obiettivo è quello della densità zero per il cinghiale nei territori di pianura e collina, mentre in montagna la presenza sarà tollerata ma con forti limitazioni. Per i cinghiali si prevede anche di avviare una banca dati informatica per la gestione delle attività di controllo di questa specie.

Nel Piano Faunistico provinciale viene fotografata anche la situazione venatoria, con i dati relativi al numero dei cacciatori modenesi, le tipologie di cacciagione praticate, gli istituti faunistici presenti sul territorio (i tre Atc), gli istituti privati, le zone di protezione della fauna selvatica, i Parchi e le riserve naturali.
Sono quasi diecimila le doppiette modenesi, un numero che rimane costante negli ultimi anni. Si alza costantemente l’età media (58 anni), mentre solo il 2 per cento degli appassionati ha meno di 30 anni.
I tipi di caccia praticati maggiormente sono la caccia alla piccola fauna stanziale con il cane da ferma e la caccia agli ungulati. Per ridurre i danni agricoli nel 2006 sono stati abbattuti oltre mille capi di cinghiali con il coinvolgimento di circa 1500 cacciatori. I cacciatori verranno coinvolti in futuro oltre che nei piani di controllo anche in attività di miglioramento ambientale e in interventi di prevenzione dei danni.
Proprietà dell'articolo
autore: Editoria e Web
fonte: Ufficio Stampa
data di creazione: mercoledì 6 febbraio 2008
data di modifica: mercoledì 6 febbraio 2008