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Comunicato stampa N° 1125 del 09/10/2003

sei nuove farmacie a modena: ok della provincia \ 3
proposta: determinare il numero minimo, non il massimo

La normativa del settore farmaceutico deve essere modificata prevedendo la determinazione del numero minimo di farmacie, non più del numero massimo. Lo chiede al governo e al Parlamento l’ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale mercoledì 8 ottobre che indica la "libertà dell’esercizio" come principio guida del riordino del settore, "a maggiore tutela della salute e dell’interesse pubblico", e auspica una modifica della legislazione con l’obiettivo "di migliorare l’offerta dei servizi, ridurre i costi e creare nuove occasioni di lavoro". Il documento è stato illustrato dalla presidente della commissione consiliare Politiche sociali Caterina Liotti (Ds) che ha sottolineato la necessità di definire "appositi criteri per l’apertura degli esercizi e criteri più vincolanti per il convenzionamento con il Servizio sanitario nazionale, disgiungendo in tal modo la fase di apertura da quella del convenzionamento".

Il documento è stato approvato da tutti i gruppi, con l’astensione di An. In attesa delle riforma del settore, l’ordine del giorno invita gli enti locali a promuovere "l’istituzione del numero massimo di sedi farmaceutiche sul proprio territorio nel rispetto della normativa, ma applicando tutti i criteri derogatori previsti, trasformando così la pianta organica in uno strumento per realizzare una capillare diffusione del servizio in relazione alle affettive esigenze della popolazione".

Massimo Bertacchi, capogruppo di Forza Italia, ha riconosciuto l’esistenza "di una lobby e la necessità di maggiore liberalizzazione nel settore" ma ha anche lanciato un allarme: "Attenzione, le farmacie possono essere acquisite da grandi gruppi creando un nuovo monopolio". Per Bertacchi la pianta organica approvata "perpetua una situazione di privilegio". Contrario alla liberalizzazione, invece, Cesare Falzoni, capogruppo di An, per il quale "le farmacie non sono negozi come gli altri, occorre programmazione".

"Oggi non c’è il rischio che un comune, anche piccolo, rimanga senza farmacia – ha ricordato Alfredo Silvestri, capogruppo di Rifondazione – ma è vero che esiste una lobby corporativa che impedisce nuove entrate". Per aprire una farmacia, infatti, ha sottolineato Maino Benatti, capogruppo Ds, "devono essere d’accordo gli altri, mente invece bisogna favorire la concorrenza con la liberalizzazione e con la garanzia di un numero minimo di sedi nel territorio". Per Mauro Biondi (Margherita) sono a rischio le farmacie in montagna ("bisogna garantire numero minimo per evitare che facciano la fine degli uffici postali) e anche Tomaso Tagliani (Udc), pur d’accordo sulla liberalizzazione, ha chiesto attenzione per l’Appennino.

Scheda informativa

Scheda informativa
Data comunicato
9/10/2003
Numero
1125
Ora
12
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Proprietà dell'articolo
data di creazione: giovedì 9 ottobre 2003
data di modifica: giovedì 25 agosto 2005