Dei 4.852 lavoratori iscritti alle liste di mobilità a fine giugno, 1.055 sono del settore tessile abbigliamento dal quale, comunque, arrivano segnali di ripresa con un calo di un centinaio di persone rispetto all’anno scorso. Nella ceramica, invece, la situazione è più critica con l’aumento di oltre 200 unità in 12 mesi: da 456 a 659 persone in mobilità. Sostanzialmente stazionari i settori della meccanica (651) e del commercio (507), aumentano leggermente quello delle costruzioni (da 301 a 354), quello dell’alimentare (da 128 a 169) e quello dei trasporti (119 a 155).

«Il numero di lavoratori coinvolti dall’apertura di procedure di mobilità - commentano i responsabili dell’Osservatorio provinciale sul mercato del lavoro - rimane elevato pur diminuendo il numero di comunicazioni da parte delle aziende. Questo è il risultato di alcune situazioni di crisi che hanno coinvolto il territorio in questa prima metà dell’anno portando in alcuni casi alla vera e propria chiusura di stabilimenti».

Che il tessile abbigliamento dia segnali di ripresa lo conferma anche lo specifico focus contenuto nel Rapporto che, appunto, traccia il quadro di un settore con un rinnovato slancio competitivo dopo il ridimensionamento degli ultimi anni: le 7.200 imprese del 2006 sono circa la metà di quelle attive nel 1990.

Altri approfondimenti sono dedicati al distretto di Pavullo, dove negli ultimi anni sono stati realizzati investimenti importanti nella ceramica e nell’elettronica con positive ricadute occupazionali, e all’area del capoluogo dove si registrano fenomeni caratteristici di tutto il territorio provinciale: le aziende spostano l’attenzione su prodotti di qualità e sulla capacità di fornire al cliente servizi e assistenza tecnica in modo sempre più mirato; aumentano le richieste di lavoro specializzato e i lavoratori sono sempre più spesso chiamati a un coinvolgimento trasversale tra le funzioni aziendali, anche legato all’assistenza ai clienti; alla crescita professionale dei lavoratori corrisponde una polarizzazione del mercato del lavoro tra professionalità alte e profili con basse qualifiche; mobilità, volatilità del lavoro e insicurezza sono fattori che sempre più spesso coinvolgono le professionalità meno qualificate, dando luogo a situazioni di disagio che vanno oltre il piano strettamente lavorativo.