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Comunicato stampa N° 941 del 18/07/2006

aborti e clinica illegale per cinesi a mirandola

guaitoli: “più informazione per l’accesso ai servizi”

Si intensificherà l’opera di mediazione culturale e si sta predisponendo, anche in lingua cinese, materiale informativo sulla contraccezione, sull’assistenza alla gravidanza e sull’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di  gravidanza allo scopo di facilitare l’accesso ai servizi pubblici locali. Lo ha annunciato l’assessore provinciale alla Sanità Maurizio Guaitoli, rispondendo a una interpellanza dei consiglieri provinciali del gruppo di Forza Italia sulla clinica abusiva gestita da cinesi a Mirandola dove si praticavano aborti clandestini a pagamento per la comunità cinese.

Forza Italia chiedeva quali azioni la Provincia intenda promuovere, anche in accordo con autorità sanitarie e gli enti locali, per « fronteggiare il dilagare di questo preoccupante fenomeno e prevenire la reiterazione di queste pratiche abusive». Inoltre, chiedeva di sapere se da parte degli immigrati cinesi non si utilizzano i servizi sanitari locali per  preferire invece  strutture “alternative” illegali come nel caso scoperto a Mirandola.

I dati illustrati dall’assessore alla Sanità dicono che la comunità cinese è costituita da 3.189 persone (di cui 1.446 sono donne) e si concentra in particolare nei distretti di Mirandola e Carpi. Nel 2005 su 329 donne straniere incinta assistite a Mirandola, 124 (il 38 per cento) risultavano essere cinesi; nello stesso periodo a Carpi le donne gravide cinesi assistite sono risultate pari al 14 per cento. Per quanto riguarda le visite di interruzioni di gravidanza nel 2005, a Mirandola su 93 visite eseguite a donne straniere, 48 (cioè più del 50 per cento) sono risultate rivolte a donne cinesi, a Carpi nello stesso periodo sono state 17 su 93. «Ciò porta a dire – ha commentato l’assessore Guaitoli – che la comunità cinese conosce e utilizza i servizi sanitari pubblici locali. Anche se – ha ammesso – esiste una difficoltà legata a una tradizione sanitaria diversa dalla nostra».

Ricordato il servizio di mediazione culturale messo in atto a Carpi e a Mirandola, i focus group con le donne cinesi sui servizi consultoriali e i corsi di alfabetizzazione, l’assessore ha sottolineato che nel programma di screening citologico la popolazione cinese tra la popolazione immigrata risulta quella con la più bassa adesione: il 39 per cento contro il 52 per cento della popolazione immigrata complessiva e il 61 per cento della popolazione generale. «Una possibile criticità - ha aggiunto Guaitoli - è rappresentata dal fatto che la nostra legge prevede per l’interruzione della gravidanza il limite di 90 giorni di gestazione, mentre la legge cinese non pone limiti. Questa differenza sostanziale può creare  una mancanza di attenzione ai tempi per la richiesta dell’interruzione di gravidanza da parte delle donne cinesi, con conseguente avvio di  percorsi “alternativi” che possono sfociare nella clandestinità». Da qui la necessità di promuovere ulteriori iniziative informative verso la comunità cinese.

Dante Mazzi  consigliere di Forza Italia, tra i firmatari dell’interpellanza, ribadendo la preoccupazione per il fenomeno segnalato, si è detto insoddisfatto della risposta aggiungendo che «l’allarme c’era già stato in passato e che le istituzioni hanno fatto ben poco e sono mancati i controlli». Mazzi, inoltre, ha aggiunto che «fare informazione non è certo la strada per risolvere il problema».  

Scheda informativa

Scheda informativa
Data comunicato
18/7/2006
Numero
941
Ora
13
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Proprietà dell'articolo
data di creazione: martedì 18 luglio 2006
data di modifica: martedì 18 luglio 2006