Comunicato stampa N° 1190 del 20/10/2003
Il tartufo è soprattutto "made in Emilia Romagna" ma in pochi lo sanno. Se ad Alba e Norcia va il merito di avere dato notorietà al tubero più ricercato del mondo, oggi la palma d’oro per numero di raccoglitori e probabilmente anche per quantità di prodotto raccolto (difficile da stimare in un mercato in gran parte fuori dal circuito della distribuzione organizzata) va all’Emilia Romagna dove i raccoglitori autorizzati sono oltre 13 mila contro i 7 mila del Piemonte (la regione di Alba e del Monferrato), i circa 8 mila di Umbria, Toscana e Marche. A Modena i raccoglitori, provvisti di patentino, sono diverse centinaia, molti iscritti e attivi partecipanti delle attività della sezione della Associazione tartufai nata nel 1972.
È in crescita, nel modenese, il numero di coloro che si avvicinano al mondo dei tartufi: una attività che - oltre alla raccolta del prezioso fungo ipogeo - consente di immergersi nel verde e nella natura. Un tubero prezioso, ma non rarissimo, che cresce naturalmente in molte aree della provincia modenese. In particolari condizioni di terreno, che corrispondono in gran parte delle aree alluvionali nelle vicinanza dei corsi d’acqua, e in presenza di pianti "ospiti" il micelio del tartufo cresce e matura sia in boschi di pianura che di collina e montagna.
Nel Parco di Santa Giulia (Palagano) con una convenzione con la Provincia di Modena i tartufai modenesi sono impegnati nella manutenzione di alcune zone del parco, in particolare un’area ove è stato impiantata, in collaborazione con l’Università di Bologna, una tartufaia sperimentale, un bosco 300 di querce, piante micorizzate e che tra qualche anno dovrebbero produrre tartufi bianchi e neri.
Data comunicato | 20/10/2003 |
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Numero | 1190 |
Ora | 12 |
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data di creazione: | lunedì 20 ottobre 2003 |
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data di modifica: | giovedì 25 agosto 2005 |