Nell’Africa a Sud del Sahara l’Aids sta sterminando più di una generazione. Rimangono i vecchi e i nipotini, ma anche loro rischiano il contagio. Una donna incinta su tre è sieropositiva e, senza nemmeno saperlo, contagia il suo bambino. E’ la situazione descritta nel reportage fotografico di Giovanni Diffidenti sullo Zimbabwe che l’organizzazione di volontariato internazionale Cesvi ha trasformato in mostra itinerante per promuovere la campagna "Fermiamo l’Aids sul nascere". Da sabato 1 a mercoledì 12 dicembre la mostra fa tappa nella sede della Provincia di Modena (viale Martiri della Libertà 34 a Modena, terzo piano) dove è allestita in collaborazione con il comitato locale di Progetto Chernobyl.

La mostra si può visitare al sabato dalle 9 alle 12, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 18.

Proprio in Zimbabwe, nell’ospedale di Saint Albert, distretto di Centenari, da marzo di quest’anno si svolge l’intervento del Cesvi per fermare il contagio dell’Hiv tra madre e figlio attraverso attività di formazione, test di sieropositività, trattamenti con farmaci retrovirali (Nevirapina) e sostegno, anche economico, nel periodo dell’allattamento. Al terzo mese, infatti, bisogna interrompere quello naturale per nutrire il bambino con latte artificiale.

Per un trattamento completo di cura sono sufficienti 250 mila lire. In maggio è nato in Zimbabwe il primo bambino trattato con il farmaco della speranza. Sua madre l’ha chiamato Takunda che significa "vittoria".

I comitati modenesi del Progetto Chernobyl si sono proposti di raccogliere risorse per salvare la vita a cento bambini. I versamenti possono essere effettuati sul conto corrente postale n. 11849296 intestato al Progetto Chernobyl Carpi-Novi-Soliera. Causale: "Salviamo l’Aids sul nascere".