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Comunicato stampa N° 822 del 27/11/2012

consiglio, dibattito sul riordino delle province

“un decreto non può modificare un organo elettivo”

«È un dato politico irreversibile che le Province, così come le abbiamo conosciute, vanno verso il superamento delle loro funzioni e che sta nascendo un ambito politico diverso. Ed è necessario che noi accompagniamo questo processo». È questo il presupposto dal quale è partito il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini nella comunicazione data al Consiglio provinciale in seguito all'ultimo decreto sul riordino approvato dal Governo. Partendo da questo dato, il presidente ha però sottolineato alcune forzature contenute nel decreto come la modalità «non giusta» con la quale dall'1 gennaio 2013 gli assessori, «scelti dal presidente e che fanno parte della squadra, saranno dimissionati: una scelta iniqua, che sa molto di licenziamento in tronco, mentre invece l'intera squadra dovrebbe arrivare alla fine del percorso. Sarebbe inoltre naturale - ha proseguito il presidente - arrivare alla fine della consigliatura, soprattutto perché dobbiamo chiederci se sia possibile mandare a casa con un decreto chi è stato eletto dal popolo, consiglieri e presidente». Per Sabattini, nel cambiamento dell'assetto delle Province il primo elemento di preoccupazione «è quello dei dipendenti che devono avere delle certezze: era previsto un tavolo di discussione su questo tema che poi nella stesura finale del decreto è scomparso e bisogna che sia ripristinato». Il presidente infine ha ribadito che il processo di rinnovamento delle Province sia accompagnato dalla riorganizzazione di Prefetture, Motorizzazione civile, Uffici scolastici, Camere di commercio.

Subito dopo l'intervento del presidente, Dante Mazzi, capogruppo Pdl, ha presentato un'interpellanza sul futuro delle risorse umane e del patrimonio dell'ente, domandandosi che fine faranno «nel processo di accorpamento con Reggio le risorse economiche e immobiliari, che sostanzialmente appartengono alla comunità modenese che vi ha contribuito pagandole tasse, e gli investimenti. Tanto più che noi abbiamo il tema della ricostruzione post terremoto per la quale non abbiamo aiuti».

Per Ennio Cottafavi (Pd) il Governo «sta andando oltre il suo mandato decidendo di riordinare gli organismi elettivi senza prima aver modificato la Costituzione e togliendo di fatto sovranità ai cittadini, però nessuno protesta e nessuno si preoccupa di come e da chi verrà svolto il ruolo delle Province. Inoltre si è deciso l'accorpamento senza prima aver delineato come ci si dovrà riorganizzare». Stefano Corti (Lega nord) ha sostenuto che «le Regioni del sud, i cui sprechi sono causa di questo riordino massiccio delle Province, stanno facendo ricorso alla Corte costituzionale, non risulta che l'Emilia stia facendo altrettanto. Questo riordino è una cosa pensata male e fatta ancora peggio, ne vanno di mezzo le Province e anche la democrazia, perché noi siamo stati eletti per cinque anni e non si cambiano le regole durante il gioco». Secondo Fabio Vicenzi (Udc), non facendo ricorso «la Regione ha tenuto un comportamento responsabile nel percorso riformatore iniziato, bene o male, con questo Governo dopo che la politica non è stata in grado di intraprenderlo. Dobbiamo lavorare con la Regione per capire come vogliamo riorganizzare l'intero sistema, penso che il tema vero sia l'unificazione dei Comuni che dovrà accompagnare l'accorpamento delle Province: è un percorso che va governato al meglio delle nostre possibilità».

Luca Gozzoli (Pd) ha affermato che la prima cosa da fare è un gesto di solidarietà politica concreta nei confronti degli assessori «costretti a un'uscita di scena quanto meno umiliante, dopo l'impegno profuso in questi anni in una Provincia cui la Regione aveva dato parecchie deleghe concrete. Si vuole risparmiare sulle indennità degli assessori senza considerare che la società perderà i suoi interlocutori politici. C'è il problema - ha proseguito il consigliere - dei dipendenti precipitati nel limbo e del taglio drastico negli ultimi anni dei rappresentanti eletti direttamente dai cittadini; c'è il tema degli investimenti e quello del terremoto: se dovesse stare tutto nelle mani del solo presidente potremmo rischiare il collasso. Per Bruno Rinaldi (Pdl), il fatto che il Governo «decida per decreto di praticare l'eutanasia a un'istituzione eletta è di enorme gravità: mi sembra che finora più che tagliare i costi della politica abbiamo tagliato la politica, che è una cosa ben diversa. Non dobbiamo per forza essere d'accordo con queste decisioni, io non lo sono. Ma il fatto è che bisognava tagliare qualcosa che fosse sufficientemente grande per avere impatto mediatico ma abbastanza piccolo per non intaccare la politica che conta davvero. Trasformando le province in ente di secondo livello c'è una perdita netta di libertà e di democrazia a danno dei cittadini».

Una riforma istituzionale è necessaria secondo Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) «ma questa presenta molti tratti negativi, a partire dalla totale disorganicità dell'intervento sulle Province, avulso da una riforma organica dell'intero sistema. C'è poi la pervicacia del governo nel tagliare il numero delle province senza partire dal riassetto delle funzioni e soprattutto dei servizi sul territorio e senza che si veda alcun contenimento della spesa pubblica. Inoltre - ha concluso la consigliera - c'è poi una palese violazione dei principi costituzionali perché non è possibile introdurre con decretazioni d'urgenza riforme ordinamentali».

Mauro Sighinolfi (Pdl) ha ricordato che nel programma del Pdl c'era l'abolizione delle Province «ma quanto sta accadendo ora mi spaventa, soprattutto per il modo, abbozzato e incerto, senza programmi per il personale, e soprattutto escludendo dalla riforma le Regioni a statuto speciale e le loro Province che costano di più di quelle ordinarie. È una razionalizzazione inaccettabile, non si può cassare così un ente di rango costituzionale». Davide Baruffi (Pd), auspicando un ordine del giorno condiviso in cui rilevare le cose che non funzionano ma soprattutto indicare proposte concrete e positive, ha definito il percorso di riordino «frammentario, come testimoniano i successivi decreti correttivi, parziale perché non riguarda le altre amministrazioni periferiche dello stato, carente di  un disegno strategico e che comprime le autonomie locali. Non si sciolgono per decreto le assemblee elettive. Però un riordino è indispensabile e se oggi sta avvenendo male è perché la politica non è stata in grado, prima, di fare il suo mestiere: se vogliamo che la politica abbia un ruolo bisogna che siano le giunte a gestire la transizione. Dobbiamo chiedere anche di riaprire una riflessione sulle funzioni e di affidare la loro assegnazione alla regione».

Scheda informativa

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Data comunicato
27/11/2012
Numero
822
Ora
13
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Ufficio di riferimento
ufficio: ·› Area Amministrativa
··› Servizio Affari Generali e Polizia Provinciale
···› Ufficio Stampa
Proprietà dell'articolo
autore: Ufficio stampa
data di creazione: martedì 27 novembre 2012
data di modifica: martedì 27 novembre 2012