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Comunicato stampa N° 288 del 16/3/2009

cave\1 – via libera del consiglio al piano
più garanzie per il 25% del fabbisogno “congelato”

Maggiori garanzie sul “congelamento” del 25 per cento del fabbisogno del Piano provinciale delle attività estrattive: fra tre anni servirà un provvedimento del Consiglio provinciale per confermare il fabbisogno oppure per applicare la riduzione. E’ la principale novità del Piano approvato dal Consiglio provinciale in via definitiva dopo essere stato adottato lo scorso giugno. Hanno votato a favore i consiglieri del Pd, contrari i gruppi del Pdl (Forza Italia, An e Popolari Liberali), Lega nord, Prc e Verdi. In giugno Prc e Verdi si erano astenuti.

Con la modifica dell’articolo 5 delle norme tecniche di attuazione rispetto alla prima versione, infatti, si elimina il silenzio\assenso e si prevede oltre alla strada della variante al Piano in caso di riduzione del fabbisogno anche quella della delibera consiliare, su proposta della giunta e dopo aver sentito i Comuni, in caso di conferma. Altre novità riguardano alcune modifiche richieste dai Comuni relative a piccole quote di residui della programmazione precedente: a Campogalliano sono cancellati 130 mila metri cubi di inerti, a Spilamberto si rettifica un errore di calcolo riconsiderandone 200 mila.

Il Piano provinciale, sulla base delle previsioni dello sviluppo economico e demografico dei prossimi anni, individua un fabbisogno stimato massimo di  inerti di oltre 23 milioni di metri cubi per l’edilizia e circa 27 per le infrastrutture tra cui spiccano la costruzione dell’autostrada Cispadana, la bretella Campogalliano -Sassuolo e la terza corsia dell’A22 Abetone-Brennero nel territorio modenese. Nelle scorse settimane, però, nel rispondere alle osservazioni presentate da cittadini, imprese e forze politiche, così come alle riserve formulate dalla Regione, la Provincia ha deciso che il 25 per cento del fabbisogno del Piano provinciale delle attività estrattive sarà “congelato” per tre anni in attesa di verificare gli effetti della crisi sull’edilizia.

«Per il Piano adottato in giugno – spiega l’assessore provinciale all’Ambiente Alberto Caldana – si tratta di una conferma dell’impostazione e delle tutele già previste, a cominciare dal vincolo delle profondità massime (tra i 10 e i 15 metri), ma tenendo conto della mutata situazione economica senza rinunciare a scommettere sul futuro e sulla ripresa e quindi sulla realizzazione delle infrastrutture indispensabili per lo sviluppo». Il meccanismo del “congelamento” del fabbisogno riguarda gli inerti (il 25 per cento corrisponde a cinque milioni di metri cubi di ghiaie e tre milioni e 450 mila di argille) e prevede che i Comuni non potranno autorizzare più del 75 per cento dei volumi disponibili nei singoli poli estrattivi. «Fra tre anni – spiega Caldana – si torneranno a verificare i fabbisogni: se saranno confermati potranno essere “scongelati” due anni dopo, in caso contrario si procederà con la variante».

E’ stata accolta anche l’osservazione del Comune di Castelfranco per la riduzione, sempre con la formula del “congelamento”, di un milione di metri cubi del prelievo nell’area di Piumazzo e l’introduzione di norme più vincolanti per i ripristini, con almeno il 50 per cento dei terreni di pianura che dovranno essere rinaturalizzati con una quota del 40 per cento riservata a bosco di pianura. Verrà istituito, inoltre, un tavolo di garanzia (Osservatorio) con la partecipazione di rappresentanti dei comitati.

«Tra le caratteristiche del Piano che vengono confermate – aggiunge Caldana – c’è il principio dell’autosufficienza; la previsione di nessun nuovo polo estrattivo di ghiaie, che saranno per le quantità disponibili sostituite da materiali alternativi; la qualificazione delle aree vicino ai fiumi attraverso lo spostamento di gran parte dei frantoi; il recupero ambientale delle cave dismesse e il loro riutilizzo, anche per aumentare la capacità delle casse di espansione dei fiumi; l’aumento delle tutele ambientali con una attenzione particolare alla riqualificazione delle aste fluviali di Secchia e Panaro e della montagna con una completa razionalizzazione delle attività estrattive, concentrando i poli e dimezzando le aree dove in passato era possibile scavare».

Rispetto ai ripristini, inoltre, con l’uso naturalistico di almeno il 50 per cento delle aree di pianura pianificate con la variante «viene introdotta una maggiore qualità degli interventi – sottolinea Caldana – e la verifica riguarderà anche gli impegni assunti dalle imprese. E per imporre il ripristino abbiamo mantenuto nel Piano anche zone dove le escavazioni sono terminate: se fossero state escluse, non avremmo gli strumenti per poterlo fare. In accordo con i Comuni, invece, potenzieremo i controlli anche utilizzando nuove tecnologie».

Il Piano provinciale ha valore anche come Piano comunale per i 18 Comuni che hanno approvato l’Intesa con la Provincia, tra cui Modena, Castelfranco, San Cesario, Sassuolo e Spilamberto dove sono presenti i poli estrattivi principali (comunicato n. 289). Ora i Comuni dovranno approvare gli accordi con le singole imprese e il Piano di coltivazione delle cave.

Scheda informativa

Scheda informativa
Data comunicato
16/3/2009
Numero
288
Ora
15
chiusura della tabella
Ufficio di riferimento
ufficio: ·› Area Amministrativa
··› Servizio Affari Generali e Polizia Provinciale
···› Ufficio Stampa
Proprietà dell'articolo
autore: ufficio stampa
data di creazione: lunedì 16 marzo 2009
data di modifica: lunedì 16 marzo 2009