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Comunicato stampa N° 1364 del 29/11/2003

coordinamento provinciale aids, rapporto annuale \ 1
aumentano i casi di contagio sessuale e cresce l’età

Diminuiscono a Modena i nuovi casi di Aids (otto nel 2002 con 12 decessi, mentre l’anno precedente erano stati 24 con 11 decessi) e cala il tasso di incidenza rispetto alla popolazione (ogni centomila abitanti): dal 12,5 del 1995 siamo al 1,6 del 2002 ben al di sotto della media nazionale (2,3) e regionale (3,2).

Continuano a crescere, sebbene più lentamente che in passato, invece, le infezioni da Hiv, oggi soprattutto legate alla trasmissione per via eterosessuale, mentre diminuisce la quota dei tossicodipendenti. Confermata anche la crescita dell’età dei nuovi sieropositivi: circa 40 anni per gli uomini, tra i 25 e i 30 per le donne.

Sono le tendenze sottolineate dai dati dell’Osservatorio del Coordinamento provinciale Aids di Modena, promosso dalla Provincia e gestito in collaborazione dalla Clinica malattie infettive del Policlinico e dal servizio Epidemiologico dell’Azienda Usl. "La malattia conserva un carattere di forte allarme sociale - commenta Giorgio Razzoli, assessore provinciale alle Politiche sociali - e bisogna tener desta l’attenzione sul fronte della cura e della prevenzione dove, comunque, si stanno ottenendo risultati confortanti. Dai dati, infatti, emerge chiaramente come negli ultimi cinque anni i nuovi pazienti presentino migliori condizioni di salute rispetto agli anni precedenti". In particolare, i nuovi casi cosiddetti di classe C (cioè con prima diagnosi già di Aids conclamato) sono in netto calo: erano quattro su dieci nel 1997, oggi sono il 5,8 per cento. E anche la gravità dell’infezione, valutata sulla base del numero di linfociti CD4+, risulta mediamente minore: il valore soglia è di 200 cellule per millimetro cubico di sangue e, mentre nel 1997 la media di linfociti CD4+ era 269, oggi è salita a 539 cellule per millimetro cubico.

"Oltre all’aspetto sanitario, però, dove i passi avanti nelle cure sono molto significativi, è importante – aggiunge Razzoli - continuare a lavorare sugli aspetti educativi e sociali, soprattutto nel momento in cui, ci dicono gli esperti, la maggior parte dei nuovi casi di infezione è imputabile a rapporti sessuali occasionali o a rischio senza che sia nota la condizione di sieropositività del partner".

Scheda informativa

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Data comunicato
29/11/2003
Numero
1364
Ora
12
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Proprietà dell'articolo
data di creazione: sabato 29 novembre 2003
data di modifica: giovedì 25 agosto 2005